Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: lei

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Quell'estate al castello

213792
Solinas Donghi, Beatrice 20 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Quell'estate al castello

Era una brutta faccia. Tirata, stravolta, peggio ancora di quel primo giorno quando lei si era tanto offesa che lo zio prendesse in giro il nostro

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Non l'avevano mica chiusa in una cella Ippolita. Quando io e i suoi zii eravamo entrati in quella sala d'aspetto, lei c'era già, seduta dall'altra

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che mi ammalerei. Invece quando si sono separati sono stata un pezzo con mia madre, qui - in Italia, voglio dire - e anche a Parigi. Poi però lei ha

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lei, al castello della sua famiglia. Più che contenta: emozionata. - Per me, ci vengo di corsa, - dissi. Il sangue mi aveva fatto ciuff ed ero rossa in

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loro come gli occhi presero un'aria stupefatta. Fu allora che lei si rese conto di aver fatto un gravissimo sbaglio. Lo spiego dopo, che sbaglio fosse

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da lei. E tu hai detto che però adesso lo sapevo. Dall'emozione di quello che indovinavo che doveva dire adesso, mi prese la tremarella. A Ippolita

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sciogliersi, però mi sembrava inutile aspettare che succedesse proprio lí sottoterra e con l'acqua a mezza gamba. Cominciai a tirarmela dietro e lei a

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di gomma. - Domani. Né io né lei immaginavamo nemmeno lontanamente quanti giorni invece sarebbero dovuti passare, e quante cose succedere, prima che

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precauzione qua e là, mentre Ippolita per la curiosità dimenticava gli idem come sopra e si faceva avanti anche lei. Cosí abbiamo visto insieme e siamo

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'? Faceva troppe domande. A lei venne in mente che quando si scappa di casa non si dice il nome vero alla gente che fa domande. - Rosabella Rosamini, - gli

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giudicavano male (la madre) solo perché era giovane e aveva voglia di divertirsi. E va bene. Ma lei, adesso, la figlia, come la giudicava? Non c'era verso di

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cercarla nella grotta e non avessi cantato Suoni la tromba e nemmeno le avessi dato quello schiaffo, certo lei non avrebbe riso né pianto, e allora poco

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prigione, qui! Lei mi fa: - C'è prigione e prigione, - con un certo sorrisino misterioso, un certo tono che non si capiva se - scherzasse o no. - Che cosa

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, come era giusto: senza la sua pensata infatti quelle buste con quei francobolli non sarebbero mai venute fuori dal baule di ferro. Lei veramente non

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ragione; anch'io ce l'avrei avuta con gli zii, se mi avessero fatto passare le vacanze come le facevano passare a lei. Già, perché anche nel pomeriggio

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sempre lí a pensare ai guai di famiglia di Ippolita e ad avercela con gli zii. Ci divertivamo insieme, eccome, nelle ore che lei aveva libere da compiti e

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. Pfff io, sottovoce; pfff lei, piú forte. - Oh santa polentina! - dissi allora. - Santa polentina? Pfff!! Cosí tanto per cambiare finí tutto in ridere e

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portavano due volte al giorno anche in campagna). Lei era sempre nervosa, quando aspettava la posta. Bisognava capirla. Dalla sua mamma in tutti quei

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un'altra persona la guardava. La contessa. Anche lei di nascosto, mentre tirava avanti con i discorsi tappabuchi; con un andirivieni di sguardi che si

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sulla sponda del letto, che era il legno che avevo piú a portata di mano. Questo fu il nostro saluto. Adesso bisogna andare dietro a Ippolita: era lei che

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